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Una risposta
Non si tratta di super eroi, Giovanni e Paolo giocavano insieme, vivevano nello stesso quartiere popolare di Palermo, condividevano la palla nel cortile con alcuni di quelli che contribuirono alla loro fine.
Non avevano le stesse idee politiche, li unisce il profondo amore per la giustizia, la voglia di riscattare la gente onesta della loro città, la semplice coscienza che la società debba offrire pari opportunità, pari dignità a tutti.
Sapevano che il prezzo sarebbe stato alto, sapevano che l’infame sentenza sarebbe stata eseguita e lo sapevano i loro cari.
Accettarono, senza riserve, accettarono chiusi in un bozzolo di composta rassegnazione, coltivando speranze.
Coevi a un tempo di malcelati cambiamenti, fanno breccia più da morti di quanta ne fecero da vivi, meritano sempre l’abbraccio, meritano ancora di stare in prima fila, sul petto dei giovani che indossano la maglietta coi loro volti, nel cuore di coloro che destarono dall’oblio, nelle vie e nelle piazze che, in tutta Italia, gli sono intitolate, nelle chiese dove ricordarli in preghiera ma, soprattutto, nelle coscienze rinate all’ombra della svolta che hanno impresso contro il sopruso.
A uomini come loro fate sempre largo, ogni giorno, ogni anno, per sempre.