Oggi non è una semplice domenica, é la festa della mamma. Bigodini a Colazione ha pensato a qualcosa che potesse rispecchiare la loro essenza: semplice e straordinaria. Vi farô compagnia con poesie, frasi, storie che parlano di loro… Anzi, di voi. Sarebbe meraviglioso LeggerVi e condividere le vostre esperienze di mamma.
Auguri, grandi donne:
La madre è un angelo che ci guarda
che ci insegna ad amare!
Ella riscalda le nostre dita, il nostro capo
fra le sue ginocchia, la nostra anima
nel suo cuore: ci dà il suo latte quando
siamo piccini, il suo pane quando
siamo grandi e la sua vita sempre.
Victor Hugo
Una risposta
Io non posso parlare della mia esperienza di madre, ad un uomo non è consentito donarsi tanto, ma posso parlare di mia madre che, sicuramente, aveva molto cose in comune con le vostre.
Le madri della mia generazione, quella degli anni sessanta, hanno molto sofferto, hanno visto la guerra… stenti e privazioni che la mia non aveva dimenticato.
Nata in terra straniera, in quelle colonie dell’improbabile impero, aveva perso tutto in tenera età, la sua mamma per il parto dei suoi ultimi fratelli e l’agiatezza per l’infame gioco dei grandi che aveva devastato il mondo.
Seppe ricostruire la sua vita, tornata in un paese che era solo macerie, pietra su pietra.
Divento’ madre in età consapevole, aveva più di trent’anni quando nacqui, e riverso’ tutto l’amore che aveva perso su di me, suo primogenito.
Non starò a dilungarmi oltre, la storia e’ comune a molti, il succo sta’ nell’eredita’ impalpabile che mi ha lasciato… affronta la vita anche se è una sfida, sporcati le mani col mondo ma tieni puro il cuore, ama come io ti ho amato e, quando non ci sarò più, prega per me… si, per lei il viatico per restare uniti era la preghiera ma, in realtà, ho scoperto che non è così, mi è
bastato pronunciare il suo nome: Maria.
L’elicottero era sovraccarico, i motori surriscaldati sopra le acque agitate del Mediterraneo, stavamo per precipitare e pronunciai il suo nome come, probabilmente, fece anche il pilota e le sette anime, dalle facce atterrite, all’interno dell’angusta fusioliera… Maria… ci salvammo… Maria, torno’ prepotente alle labbra quel nome, una notte d’inverno, la mia primogenita, che lei aveva appena conosciuto, era in ospedale in preda ad una fortissima intossicazione, uno sparuto corpicino di nemmeno due anni su di un letto enorme che pareva un sudario… Maria e quei piccoli occhi si spalancarono, il cuore ricominciò a pompare vita è un timido sorriso ridiede colore alla boccuccia… Maria… tornavo a casa di notte, stanco, l’auto impazzita, per quel secondo di troppo in cui avevo chiuso gli occhi, guardarail divelto, schegge di cristallo nell’aria immota è un gran fracasso di lamiere contorte… Maria… e sono ancora a raccontarvelo.
La mia storia non è dissimile dalle vostre, chissà quante volte abbiamo pronunciato il nome, quello della mamma, mentre eravamo in pericolo, ma è la salvezza che mi porta a lei.
Mamma e’ la prima parola che abbiamo pronunciato e, anche dalle labbra del più turpe assassino, e’ quella pronunciata con l’ultimo fiato che esce dal petto.
So’ che è così e so’ che l’ultima volta che pronuncerò quel nome la rincontrerò e mi stringerà a se’ nell’abbraccio più tenero del mondo.
Oggi è per tutti, ogni giorno e’ per me.