Diario di una figlia … Una piccola parte

“Mi accoccolarono sulla sua pancia, fino a qualche istante prima mio tenero nido, e smisi di piangere.
Un respiro naturale capace di generare un sali e scendi talmente dolce da regalare serenità.
Ancora viscida, come un’anguilla, mi divincolavo tra le sue braccia.
Finalmente mi afferrò.
Guardandoci negli occhi mi disse “Come sei bella. Non piangere, sono qui”.
Smisi.
In pochi secondi, avevamo siglato un patto che sarebbe durato per sempre.
Ancora non ne avevo piena contezza, ma avevo fatto un’enorme scoperta di nome: Mamma…”
Da: Diario di una figlia di F.P.
Ora e sempre, ti amo

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Commenti

Una risposta

  1. Si dice che la speranza non muore mai, ma… quando nasce?
    Nella maternita’, come nella paternita’, la speranza vede la luce con la nascita di un figlio.
    E’ promessa di futuro, certezza che sopravviverai.
    Perche’ in quelle piccole manine hai già riposto la tua vita.
    Nei figli riversi una eredità che non potresti condividere con nessun altro, portano sempre, dentro e fuori, qualcosa di te, un atteggiamento, un sorriso, un pensiero, uno sguardo.
    Nella media, ognuno di noi nasce figlio e muore genitore, ricoprendo i due ruoli, come in natura si conviene, al fine di preservare la specie.
    Ognuno di noi e’ quindi portatore di speranza e, nel tempo, ne diventa fruitore.
    Siamo una sintesi, quando si e’ figli, delle peculiari caratteristiche di ogni coppia, dei caratteri, delle contraddizioni, dell’ambiente e dei “tempi” – con ciò intendendo l’humus culturale e storico nel quale si viene al mondo – ma, dietro ogni parto, c’e’ sempre un cambiamento che coinvolge i genitori.
    Avviene fisicamente nella donna che, dal momento del concepimento si trasforma, avviene, nel pregustare l’attesa, anche nel padre che si proietta, inevitabilmente, nel futuro.
    Un figlio e’ il nuovo che avanza, cominci a camminargli dietro, sorreggendo i suoi primi passi, poi gli cammini a fianco e, infine, lo vedrai allontanarsi all’orizzonte e sara’ allora che inizierai a coltivare la legittima speranza di ogni genitore… che faccia buona vita, che raggiunga i suoi obiettivi, che sia felice e… che non ti dimentichi e torni, ovunque sia, in quell’ultimo giorno, quando la speranza si assopisce nella morte.
    E li, proprio nella morte, che un genitore ti elargisce la sua ultima lezione di vita, a quel capezzale devi essere abbastanza forte da rinunciare alle mani che ti hanno sorretto perché da allora in poi dovrai reggerti sulle tue gambe, non sei più un figlio sei uomo, sei donna… sei la tua volontà e il tuo sapere, la tua sensibilità e la tua dignità, raggiungi la piena consapevolezza delle fasi della vita.
    Niente ti cambia come la perdita dei genitori… a qualunque eta’.
    Sono felice che la premessa a questo commento abbia il titolo “Diario di una figlia”, già
    contiene una certezza nel riconoscersi in un ruolo che, per lo spessore dei genitori, e’ un privilegio, fosse solo perché ci hanno messo al mondo.
    Piu’ spesso, grazie a Dio, nell’esempio ci hanno fornito gli strumenti per discernere il bene dal male, regole per manifestare la libertà senza invadere quella degli altri, amore per poter diventare a nostra volta genitori e continuare la catena della vita.
    A tutti i figli mai nati, speranze disperse nella nebbia delle anime inquiete.

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