Questo è un periodo in cui sono spesso indecisa se scegliere tra sole, mare, montagna o gusto.
Mi domando, però, perchè rinunciare a una di queste meraviglie considerato che vivo nella regione più bella al mondo, uno di quei posti che ti permette di godere di tutto in un solo istante.
E così, il destino dove mi ha condotto?
All’interno di Radicepura, uno spazio incantato e polifunzionale che si trova in Sicilia, tra l’Etna e il mare, dove, in collaborazione con Assovini Sicilia, sono stati organizzati diversi appuntamenti per Sicilia en Primeur con l’inedita soluzione Extended.
Una degustazione tecnica sui vitigni, sul vino e sulla Sicilia.
Così comincia il mio viaggio tra i vini e i paesaggi siciliani.
Nei calici, desiderosi di essere riempiti, a soddisfare il mio palato sono state le uve delle cantine Tornatore, Baglio di Pianetto e Rallo.
A guidarci in questa avventura, come un Virgilio con Dante, Francesco Pensovecchio che ha spiegato quanto sia importante il territorio per un vino, soprattutto quello dell’Etna.
Infatti, la nota interessante del vino, spesso, non proviene tanto dal vitigno che diventa interprete, quanto del luogo in cui si alimenta.
Ad esaltare le mie papille gustative, per primo, c’è Al Qasar, un bianco di casa Rallo nato da uve Zibibbo. Leggero, non impegnativo, regala note fresche. Dalla leggera sapidità, riesce a invecchiare bene.
A seguire, un altro bianco che mi ha letteralmente conquistata. Questa volta, però, la palla passa ai Tornatore e il suo Etna Bianco; un carricante con una piccola percentuale di catarratto. Per lui hanno prediletto una vinificazione semplice per mantenerne il luogo; in pratica, si tende ad una trasformazione della varietà in vino in modo spontaneo.
La degustazione, che prevedeva l’assaggio di sei vini, in realtà, ha subito una piccola variazione con l’introduzione di un fuori scaletta; vi parlo sempre di un Tornatore, nello specifico, Il Pietra Rizzo.
Carricante cento per cento, la sua fermentazione in botti grandi da 50 ettolitri gli regala degli aromi terziari e una diversità in lavorazione sulla stessa varietà. La pluralità dei suoi aromi, dai quali si può evincere una punta di vaniglia finale, fa’ attribuire l’esaltazione maggiore proprio nell’odore. Ogni sorso è una scoperta.
“Provengo da una famiglia di proprietari terrieri a Castiglione di Sicilia e papà aveva un solo obiettivo: farci studiare e allontanarci dalla terra – racconta il signor Tornatore, presente alla degustazione. Sono diventato un imprenditore, ma non ho mai voluto vendere i miei terreni perché, avendo girato l’Italia e il mondo, mi era venuta la voglia e l’idea di fare il vino. Inizialmente, non mi sono mai impegnato, però ho incrementato acquistando altri terreni e mi sono trovato ad avere la vigna più grande dell’Etna”.
Devo confessarvi che signor Tornatore è avvincente nei suoi racconti ed emana una gran voglia di fare e costruire.
“Ho appronfondito le origini della mia famiglia unendo, nel progetto, passione e pragmatismo. Cinque anni fa -continua – abbiamo creato una cantina e mezzo, adesso esportiamo in tutto il mondo: Canada, Stati Uniti, Cina e Australia”.
Wow, che storia.
Dopo tante parole, però, i nostri calici reclamano altro vino e passiamo a un Grillo il Bianco Maggiore di Rallo.
Siamo a Marsala e ci troviamo davanti un bianco che gioca sulla freschezza e sulla leggerezza, cento per cento zibibbo e catarratto, quest’ultimo elemento gli regala un po’ di terrossità. Al naso esprime piacevoli note di ananas, di pompelmo e di agrumi in genere. Un leggero soffio floreale apre a un assaggio secco e lievemente minerale.
Proseguendo la nostra degustazione, ci viene servito un Ficiligno del Baglio di Pianetto frutto di uve insolia e viognier. Allevate nella tenuta Pianetto a Santa Cristina Gela, queste uve regalano al Ficiligno un colore giallo paglierino e delle noti floreali che lasciano spazio a sentori di frutta tropicale.
Cambiamo colore con l’Etna rosso di Tornatore, il Trimarchisa della contrada di Castiglione, un nerello mascalese quasi in purezza. Semplice, elegante e piacevole. Il suo Tannino ruvido non abbatte l’avvolgenza del vino.
Concludiamo con un nero d’Avola di Baglio di Pianetto, il Cembali, che, vi confesso, ha ottenuto la mia preferenza sul rosso.
Nato dalla parte di Noto, è un vino non filtrato della contrada Baroni di Pachino, trascorre 16 mesi in legno prima di essere imbottigliato e, seppur poco morbido, ha una espressione chiara e degna d’attenzione.
Il prossimo incontro, al quale se fossi in voi non mancherei, si terrà domenica 23, alle 18, dove potrete degustare il Di Giovanna – Sambuca di Sicilia, delle zone di Agrigento, il Feudo Maccari – di Noto, Siracusa e Le Casematte, della zona di Messina. Per prenotare: inviare una email all’indirizzo promozione@assovinisicilia.it indicando nominativo, numero di posti e contatto telefonico.
A questo punto vi saluto con “Prosit”.