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Spiegare le vele…

Buon pomeriggio miei cari amici spettinati, sono ferma in macchina perché arrivata in anticipo ad un appuntamento… Il vento entra da un finestrino ed esce dall’altro e il vortice d’aria creatosi mi coccola, le corde della chitarra di Agatino Scuderi mi deliziano con la melodia che riescono a generare. I miei occhi hanno letto la poesia George Gray, tratta dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters; le mie orecchie hanno sentito l’esigenza di sentire il suono di queste parole e le mie labbra le hanno accontentate. Vorrei che la mia mente incamerasse tutto senza dimenticare, che riuscisse a scavare come un tarlo capace di fare un nido nelle superficie più dure… Chiudo le palpebre e in un attimo l’asfalto davanti a me diventa mare, sento Eolo che si alza, tutto è pronto alla partenza, manca solo aprire la vela, la mia. Forse, anche la tua. Chissà, magari ci incontreremo a largo.  Buona  lettura …

“Molte volte ho studiato la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.

In realtà non è questa la mia destinazione, ma la mia vita.

Poiché l’amore mi si offrì ed io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta
ed io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò,
ma io temetti gli imprevisti.

Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.

E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.

Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è tortura
dell’inquietudine e del vano desidero;
è una barca che anela al mare eppure lo teme”.

 

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