Innovativo, contestatore, brillante e critico. Sto parlando di Silvio Laviano, attore catanese che, grazie al suo spirito “on the road”, può essere definito un cittadino del mondo. Ha 37 anni e ½ ( ci tiene a specificarlo), ma ha cominciato a perdere i capelli da quando ne aveva 30. Il suo piatto preferito è la Parmigiana di Melanzane e il gelato cioccolato e zuppa inglese. Si definisce una frana nella lingua inglese, ma io continuo a credere che con il suo sorriso potrebbe conquistare il mondo. Ci incontriamo per scambiare due chiacchere sul teatro e i palcoscenici di Catania e questo il frutto maturato.
1) Quando hai capito di voler fare l’attore?
Credo di non averlo mai capito. Mi spiego meglio. Intorno ai sedici anni ho visto che recitare mi faceva stare bene tenendomi lontano dalle sale gioco di una Catania poco stimolante; come del resto lo sono stati gli anni ’90 in generale. A parer mio. Era un gioco divertente e cominciai a giocare. In seguito, qualcuno ha capito che potevo essere un attore e, a vent’anni, fui selezionato per frequentare la Scuola Nazionale del Teatro Stabile di Genova. Ricordo ancora le diciassette ore di Treno Ct/Ge e la voglia di andare via, da lì, non mi sono più fermato. Sono passati molti Treni, sono riuscito a prenderne parecchi, alcuni li ho persi, altri li ho lasciati andare.
2) Sei stato da poco a teatro, a Scenario pubblico, con il “Misantropo” di Molière diretto da Nicola Alberto Orofino all’interno della rassegna Palco off. Quanto è stata apprezzata la tua scelta?
Non so se è stata apprezzata! Credo, spero e immagino di sì, considerato il successo di critica e di pubblico. E’ un progetto a cui tengo molto, uno spettacolo che ogni giorno ha avuto e avrà bisogno di essere approfondito. Molière è un autore magnifico e immortale perché analizza e scandaglia la natura umana con ironia graffiante e cattiveria decisa. Un Attore si ritrova a raccontare l’universo delle emozioni umane parlando di se’ stesso e del mondo che lo circonda. Il Misantropo per me è stato, replica dopo replica, una magnifica lotta con me stesso e con le mie ossessioni, ma la battaglia non è ancora finita. Sono molto grato a Nicola Alberto Orofino che ha assecondato queste mie “ossessioni” condividendo la scelta di mettere in scena e curare magistralmente questo Progetto.
3) È cambiato il pubblico teatrale in questi ultimi 20 anni?
Non credo che il pubblico sia cambiato, è solo diminuito. Oppure è Morto! È mancato il passaggio generazionale, forse sempre colpa di quegli anni ’90! Credo che il Teatro non si sia ancora completamente adeguato a nuove forme e a linguaggi più consoni per i nostri tempi. E in questo caso parlo, soprattutto, del panorama teatrale cittadino e della Storia del Teatro Catanese. Mi permetto di sentenziare che c’è stato un solo grande errore o “orrore”: l’aver confuso la tradizione con il “vecchiume”. I vecchi spettatori sono morti o moribondi, senza saperlo, scaldati dalle loro pellicce (decoro selvaggio per femmine borghesi), mentre i giovani non vanno a Teatro perché non riescono a rispecchiarsi in nulla. Sono figli del nuovo secolo e si ritrovano davanti a categorie di forma e contenuto che non gli appartengono. Bisognerebbe scaricare un nuovo aggiornamento del Software.
4) Tu vivi, se non mi sbaglio, un rapporto conflittuale con Catania. Perché ?
È una diceria di chi non capisce le mie di categorie o di chi non ha aggiornato, come ti ho appena detto, il Software. Amo profondamente Catania. Con lei vivo una grande storia d’amore, quindi ho delle crisi, piccoli tradimenti, grandi aspettative, baci furtivi, giorni d’amore appassionato, screzi. Ma il bello di due innamorati è proprio questo, litigare sapendo che l’unico modo per riappacificarsi è fare l’amore. A volte Catania si comporta come una “bella puttana” e fa’ sesso con troppi. E poiché in una storia d’amore i compromessi non dovrebbero mai superare gli “sforzi” di coppia, a me non va di fare il “cornuto per forza”. Non so se è chiara la metafora, bisogna amare Catania, ma Lei non ha bisogno di “Magnacci”.
5) I teatri hanno pochi fondi, molti stanno chiudendo. Esiste una soluzione per farlo decollare nuovamente?
Fare la Rivoluzione. Ovvero, creare teste pensanti, formare culturalmente e professionalmente i giovani. Utilizzare nuove forme e spazi creativi capaci di riacquisire un pubblico. Sembra un’utopia, forse lo è. Sono poco rivoluzionario ultimamente, sono stanco e non ti nego che spesso mi chiedo: “Chi me lo fa fare?”. Però, in cuor mio so che il Teatro non morirà mai fino a quando esisterà anche un solo ragazzo che anziché rinchiudersi in un centro commerciale cliccando “like” a vuoto preferirà spaccare un palcoscenico con la sua immaginazione e il suo Cuore.
6) Anche se le acque non sono delle migliori, credi profondamente in questo lavoro. Hai creato il progetto S.E.T.A. Di cosa si tratta?
Le Acque non sono delle migliori e il Progetto S.E.T.A. vuole esserne il depuratore. Non è una compagnia, né una produzione, né un corso di teatro, ma un’idea di: Studio Emotivo Teatro Azione. E’ un organismo aperto che ha come scopo quello di aprire nuove possibilità di confronto che ha permesso fatti tangibili, mai accaduti a Catania. Ringrazio il Teatro Coppola -Teatro dei Cittadini – per la Fiducia che mi ha sempre garantito e anche ogni singolo partecipante al Progetto in questi anni. Se non si ama lo STUDIO, se non si vuole sviluppare un processo personale EMOTIVO, se non si rispetta il TEATRO e se non si trasforma l’immagine in AZIONE, il “S.E.T.A.” non può esistere. sfortunatamente, pochi lo comprendono.
7) Dove ti vedremo prossimamente?
Dopo una pausa per le feste, partirò per vari progetti. Ho bisogno di cambiare. Andrò a Napoli a riallestire uno spettacolo al quale tengo particolarmente: “Salvatore – favola Triste per Voce Sola” scritto e interpretato da me e diretto da Tommaso Tuzzoli. Proverò a Napoli, ma lo presenterò a Roma, ho vissuto qui per dieci anni e vi sono molto legato. In realtà, ci vorrei morire, se non mi sarà possibile farlo sulla “Rive Gauche” a Parigi. In Seguito sarò anche a Padova con un altro Progetto: “Un Mandarino per Teo” di Garinei e Giovannini diretto da Stefano Eros Macchi, in cartellone al Teatro Stabile del Veneto.Inoltre, “Il Misantropo” inizierà il suo percorso di Tournée e di crescita costante in giro per l’ Italia.
8) Esprimi un desiderio.
Uno solo? Come dice il Genio della lampada: “Non si può usare un desiderio per chiedere altri desideri”. Allora tienilo pure! I desideri si esaudiscono se si riesce a trasformarli in Fatti concreti e tangibili.Nessun desiderio allora, solo Atti Concreti. Così, secondo me, i sogni possono diventare Realtà. Faccio da me, grazie.
FOTO DI G. PRIMAVERILE / S. TRIGILIO / A. LICARI / P. RUSSO