Al mondo, sono sempre di più le persone affette da celiachia, l’infiammazione cronica dell’intestino generata dall’assunzione di glutine. Fino a qualche anno fa questa patologia, da poco considerata cronica a causa dell’aumento di persone coinvolte, era considerata una vera e propria malattia sociale perché disgregante a tavola; per eccellenza, emblema di convivialità. Adesso, fortunatamente, avanza sempre di più la concezione che l’unica cosa da escludere è il glutine, ma non il gusto e che non è necessario sentirsi esclusi dal contesto sociale in quando il 99% degli alimenti presenti in natura ne è privo.
A spiegarmi questa nuovo modo di vedere il cibo, aprendo la strada ad una vera e propria filosofia del gusto, è Giuseppina Costa, presidente dell’Associazione Italiana Celiachia Sicilia, che, grazie al controllo da effettuare sugli alimenti, ha maggiore consapevolezza di ciò che mangia.
L’AIC è un’associazione che da oltre 35 anni s’impegna nella tutela del celiaco in merito alle questioni food e no food che puntano a togliere il glutine, ma non l'”opportunità” di vivere serenamente e in modo conforme agli altri.
Proprio dalla concezione di escludere il glutine, ma non il gusto è nato, insieme ai cuochi etnei, un corso di alta formazione per creare una cultura enogastronomici ad hoc per i celiaci. Un impegno capace di creare un “turismo accessibile” che possa permettere, agli stranieri in Sicilia, di conoscere cannoli e arancine.
“Ho riscoperto dei gusti che avevo perso, adesso mi piace mangiare sano e non mi sento diversa da nessuno, anzi. La celiachia mi ha dato l’opportunità di conoscere tanti cuochi, ristoratori e gli amici delle altre associazioni. La celiachia, senza dubbio – conclude Giuseppina Costa – mi ha reso migliore”.
Vedi l’intervista video dove Giuseppina Costa ci racconta la sua esperienza e del manuale di alta cucina: Celiaco? Prego si accomodi. Buona visione