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Marco Nereo Rotelli e la forza delle parole, tra luce e pietre

Era un pomeriggio qualunque quando un’amica, per essere più chiari, Cet (la conoscete perché scrive “Parola per parola” su Bigodini) mi ha invitata a una mostra.

Questa donna, non capisco come, ha la capacità di farmi vedere le cose ancora prima di averle davanti ai miei occhi.

Non tanto per convincermi, quanto per condividere, ha cominciato un racconto:

“Andiamo a vedere Marco Nereo Rotelli, lui dipinge la parola – così comincia ad ammaliarmi Cet -. Usa la luce come linguaggio per dare un nuovo volto ai luoghi, e le sue installazioni sono note nel mondo”.

 

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Marco Nereo Rotelli

E ho scoperto che l’elenco dei luoghi che hanno visto l’arte di Rotelli, è davvero lungo; così per citarne alcuni: nel 2013 l’installazione luminosa dedicata all’Inferno dantesco al Field Museum di Chicago; nel 2015, l’illuminazione del Five Pavillion Bridge per lo Slander West Lake International Poetry Festival di Yangzhou, Cina.

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Field Museum Chicago

Capirete bene che non potevo rifiutare l’invito, soprattutto, dopo aver saputo che anche le parole della mia amica erano state trattenute in un’opera:

“Frattura del vuoto”,

il verso di Rotelli per Cettina Calió, acrilico e smalto su acciaio.

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Frattura del vuoto

Dopo essere stato il tema della nostra conversazione in macchina, Marco Nereo Rotelli, me lo sono trovato davanti ed era proprio come me l’aveva descritto una delle mie poetesse del cuore.

“È tanta simpatia in altezza. Un veneziano degli anni ’50, architetto, pittore e scultore. Un tipo coinvolgente, capace di unire, nei suoi eventi artistici, fotografi, musicisti, poeti e letterati; per lui è importante la relazione fra l’arte e le diverse discipline del sapere”.

Successivamente, ho saputo che nel 2000 ha fondato il gruppo Art Project (oggi diretto da Elena Lombardi con Margherita Zambelli e Filippo Cavalli) composto da giovani artisti e architetti, con il quale realizza numerosi interventi e progetti di installazione urbana.

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Questo suo impegno gli è valso la partecipazione a sette edizioni della Biennale di Venezia, oltre a numerose mostre personali e collettive.

È stato invitato dalla Northwestern University (Chicago) come “artist-in-residence”; e le sue opere sono presenti in musei e importanti collezioni private di tutto il mondo.

 

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Quando ho visto le sue opere, a parte la bellezza estetica in sé, la cosa che mi ha colpito di più è stata la loro capacità di mostrarti chi sei.

Come vi chiederete.

Facile: puoi specchiartici dentro diventando protagonista della scena in una sorta di fusione con essa.

Si crea un flusso di scambi tra creatore, poeta, osservatore.

Un gioco suggestivo che affascina e rallegra. Io, mi sono sentita amata da quell’arte che mi accoglieva al suo interno.

Ho provato una sensazione di calore, magia.

Forse perchè, come dice Cet, lui sostiene che la parola poetica costituisce identità e, per questo, punta all’armonia del movimento della luce, del colore e della parola. Riesce a infondere allegria.
Siamo giunte alla conclusione che chi guarda le sue creazioni ci lascia sopra un sorriso stupito.
A breve a San Servolo ci sarà un evento, da lui curato, che mira a dare dignità a quei luoghi che rischiano di sparire; e per far questo coinvolgerà cento poeti dal mondo che doneranno una loro poesia (c’è anche Cet).

Il tema è: l’acqua, acqua che è simbolo di vita.
Un dettaglio ancora di grande importanza: a quella splendida mostra (all’hotel Sheraton che sarà visibile fino all’8 dicembre) c’era anche Gala Rotelli, figlia di Marco.

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Gala Rotelli

Presentava le sue opere, una sorta di duetto in bellezza.
Gala lavora il vetro, dà forma alla fragilità creando figure essenziali e poetiche.

Fa di più: da’ vita a un progetto di design d’arredo e gioielli, dove oggetti in vetro, marmo, argento o bronzo fanno parte di un unico sentire.

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sospesi

 

 

 

 

 

In pratica, Gala, cerca di materializzare ciò che sente e vede.

Il suo intento? Cercare di trasmettere la sensazione di quella fase in cui avverti un cambiamento e prendi consapevolezza del passaggio.
Pensate che stia esagerando nella descrizione di questi due artisti?

Be’, guardare per credere.

Un abbraccio, Cet e Fra

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