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“Parola per parola” – Parentesi

La sua mancanza si è sentita, come tutte le cose belle.

Ritorna l’appuntamento con la rubrica “Parola per Parola” di Cettina Caliò che, dopo aver parlato di “Scarpe”, “Corpo” e “Opposti”, oggi ci parla delle “Parentesi”. Quante volte usiamo questa parola!

Buona lettura.

 

Apriamo una parentesi?

E perché mai?, direte voi.

Perché fra parentesi – spesso, si sta un sacco bene, dico io.

Ma va?

Sì, provo a spiegarvelo, ma non garantisco nulla, eh. La parentesi… e qui sorvolo sulla matematica (è troppo perfetta per me, non so davvero da che verso pigliarla, quindi niente quadre e graffe) può essere esplicativa o aggiuntiva; incide la frase, è incidentale.

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Non si tratta, qui, di fare una considerazione sintattica; no, direi piuttosto che si tratta di un invito al respiro, perché alla sintassi della vita (la nostra) serve il respiro; e ‘sto respiro – spesso – si trova fra parentesi.

E sì, perché etimologicamente la parentesi frappone, si mette in mezzo fra noi, noi di corsa dentro i nostri giorni un po’ uguali (o mi sbaglio?) in cui la quotidianità e l’abitudine (molto belle perché rassicuranti) sono sempre lì lì (perché – fateci caso – sono sempre sottilissimi i confini) per precipitare in quella soffocante noia del tutto scontato, del già visto, già fatto, del tragico ci sarà tempo, poi; in quella fiacchezza della gioia che, poi, hai voglia a darci dentro col supradyn, non ce la fa, neppure in vena, ce la fa.

E quindi?

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Quindi frapponiamo, per favore, incidiamo i nostri giorni con una parentesi che ci dia respiro, che ci ricordi com’è respirare davvero.

Prendiamoci del tempo, ché il tempo (lo sapete) ha la pessima abitudine di scorrere, senza dare nell’occhio.
Gianmaria Testa canta: ma certe nostre sere hanno un colore che non sapresti dire, sospese fra l’azzurro e l’amaranto e vibrano d un ritmo lento, lento.

Ecco, appunto, un respiro così.
Chiudo parentesi.

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Voi (però) restateci dentro il più possibile e respirate, assai.
Buon respiro, gente.

 

Cettina Caliò
Cettina Caliò

Cettina Caliò ha studiato presso la Scuola Superiore per Interpreti e traduttori di Roma e presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania. Si occupa di insegnamento on line di lingua inglese.
Scrive poesie e racconti. Sostiene di scrivere perché ha nostalgia di tutti i momenti in cui si è sentita viva. Le piacciono le parole di due sillabe e gli autogrill. La musica classica è la sua variante del silenzio. Divide le persone in due sole categorie: quelle in gamba e quelle che non lo sono. Legge molto perché, dice, le piace andare lontano restando vicino. Ha pubblicato: Poesie (Ibiskos 1995), L’affanno dei verbi servili (Bastogi 2005), Tra il condizionale e l’indicativo (Ennepilibri 2007), Sulla cruda pelle (Forme libere 2012). ) in questo momento in offerta a 9,98)
Ha ottenuto riconoscimenti in ambito nazionale e figura con i suoi testi in antologie e riviste letterarie.

Dicono di lei:
Singolarissima autrice toccata dalla grazia di una vena comunicativa visionaria e coinvolgente. Un intreccio linguistico misurato e acuto. Polivalenza espressiva di rara ricchezza cromatica. Leggerezza e intelligenza si fondono nella luce della parola poetica.
Eleonora Roncaglia – Critico letterario

Sei una rompiballe epica.
Giuseppe Condorelli – Insegnante e poeta

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