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“Parola per parola” – Bisogni

You can’t always get what you want (non puoi sempre avere quello che vuoi; ma, qualche volta, può accadere che tu trovi quello di cui hai bisogno) così cantano i Rolling Stones; consiglio l’ascolto.

Il brano lo trovate anche come colonna sonora di un film, uno di quelli cult, che si addice al periodo:

Il grande freddo.

Ma di cosa abbiamo bisogno, noi?

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No, perché io queste domande me le pongo; credo siano gli effetti collaterali dell’insonnia e dell’emicrania. Succede di riempirla, la notte insonne e pulsante nella tempia, di biscotti o di domande escatologiche o di entrambe le cose, ché masticando si riflette meglio.

Dicevamo di bisogni.

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Sulla Bibbia è detto che Dio non ci dà quello che desideriamo ma quello di cui abbiamo bisogno.

Da qui si evince che lo sa Lui di cosa abbiamo bisogno (ma del resto, i diretti interessati sono sempre gli ultimi a sapere le cose, ci avete fatto caso?).

Noi desideriamo, di solito, e – penso – che, di solito, chiamiamo bisogno il desiderio.

Si desidera verso l’alto e si abbisogna verso il basso.

Vedete, è tutta una questione di direzione nella vita (quindi occhio a non imboccare un cul de sac). Quindi?

Che ci abbisogna, care spettinate in bigodini?

È possibile che noi si abbia bisogno di cose?

Tipo un Natale da film, di quelli che poi ogni realtà (porella, lei) è perdente.

Il fisico di Julia Roberts. La tutina dell’uomo ragno. Una vacanza a Honolulu e in Lapponia, contemporaneamente.

Una borsa di Hermès.

Una vita di corsa sui tacchi di Manolo Blahnik, magari a Manhattan, o (astessotempo) una vita in una baita svizzera a confezionare marmellate bio.

Un uomo, uno di quelli che è macho e micio insieme; di quelli che fa i biscotti – come Banderas – e poi ci salva dai cattivi, come Tom Cruise in Mission Impossible.

Oppure la Apple, tutta quanta, lavavetri compresi.

Che dite, voi?

Io… mi viene in mente che poi capita di stare un po’ giù (o tre metri al di sotto del suolo), che uno si chiede: ma com’è che sto così pezza, a sto’ giro?

Non sarà che desideriamo ad minchiam (scusate il latino, ma fa elegante, fa dotti), non sarà che dovremmo – forse – tarare meglio bisogni e desideri, prendere una mappa, un tomtom, così, giusto per non finire in qualche vicolo cieco.

Ora arriva Natale, e io vorrei regalare a tutte voi spettinate una borsa di Hermès (che fa fighissime), ma mi dicono che il prezzo base è solo 5 mila euro (credo sia fatta con pelle umana).

Vi regalerò un bigodino colorato, perché un bigodino è una piccola cosa, e le piccole cose sono sempre quelle che fanno le grandi.

Poi arriva il nuovo anno e succede di fare (anche senza volere) un bilancio dei giorni, e allora, dice qui il saggio – insonne e tempia pulsante – bilanciamo bisogni e desideri, così vacilliamo un po’ meno strada facendo.

Ricordiamoci l’ovvio; ricordiamoci quanta bellezza e grandezza c’è nelle piccole cose.

Nei dettagli. Nella semplicità.

Auguri belli, gente.

Per chi volesse leggere gli articoli precedenti della rubrica di Cet, segnaliamo: “Parentesi“; “Opposti“; “Scarpe“; “Corpo

Cettina Caliò
Cettina Caliò

Cettina Caliò ha studiato presso la Scuola Superiore per Interpreti e traduttori di Roma e presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania. Si occupa di insegnamento on line di lingua inglese.
Scrive poesie e racconti. Sostiene di scrivere perché ha nostalgia di tutti i momenti in cui si è sentita viva. Le piacciono le parole di due sillabe e gli autogrill. La musica classica è la sua variante del silenzio. Divide le persone in due sole categorie: quelle in gamba e quelle che non lo sono. Legge molto perché, dice, le piace andare lontano restando vicino. Ha pubblicato: Poesie (Ibiskos 1995), L’affanno dei verbi servili (Bastogi 2005), Tra il condizionale e l’indicativo (Ennepilibri 2007), Sulla cruda pelle (Forme libere 2012). ) in questo momento in offerta a 9,98). Ha ottenuto riconoscimenti in ambito nazionale e figura con i suoi testi in antologie e riviste letterarie.

Dicono di lei:
Singolarissima autrice toccata dalla grazia di una vena comunicativa visionaria e coinvolgente. Un intreccio linguistico misurato e acuto. Polivalenza espressiva di rara ricchezza cromatica. Leggerezza e intelligenza si fondono nella luce della parola poetica.
Eleonora Roncaglia – Critico letterario

Sei una rompiballe epica.
Giuseppe Condorelli – Insegnante e poeta

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